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Che cosa significa “abitare la
terra”? Come possiamo continuare a “costruire” sulla terra in cui
abitiamo? Quale assetto dare alle nostre città, alle nostre case, ai
nostri spazi? Può sembrare un problema che riguarda solo l’architettura e
piani urbanistici, ma in realtà la questione è profondamente filosofica e
teologica. Non solo perché il compito di “custodire la terra” è uno dei
primi “comandamenti” del Dio biblico (Genesi 2, 15), ma anche perché
l’abitare investe il senso delle relazioni tra gli esseri umani e la
responsabilità nei confronti della nostra stessa vita. Ne parliamo con
l’architetto Margherita Petranzan e con la filosofa Caterina Resta.
Il nostro posto è nel divenire; non
dobbiamo irrigidirci contro il nuovo tentando di conservare un mondo
destinato a sparire, e neppure costruire altrove un mondo nuovo che si
vorrebbe porre al riparo dai danni dell’evoluzione. A noi è imposto il
compito di dare una forma a questa evoluzione. Il nostro tempo non è una
via sulla procedere in maniera esteriore a noi stessi.
Romano
Guardini
Il fatto è che noi siamo del mondo e
non semplicemente in esso: anche noi siamo apparenze, proprio in virtù del
nostro arrivare e partire, apparire e scomparire, …e prender parte al
teatro del mondo. E siccome per gli uomini Essere e Apparire coincidono,
ciò equivale a dire che non posso fuggire l’apparenza se non
nell’apparenza. In questo mondo, nel quale facciamo ingresso apparendo da
nessun luogo e dal quale scompariamo verso nessun luogo, Essere e Apparire
coincidono.
Hannah Arendt
Suggerimenti di lettura
Anfione e Zeto - rivista
di architettura
Luisa Bonesio, Caterina Resta, intervista sulla Geofilosofia, ed.
Diabasis
E.T.A. Hoffmann, Racconti , Fabbri ed.
Darko Pandakovic, Angelo Dal Sasso, Saper vedere il paesaggio,
Città studi 2009
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